Iscrizioni alle facoltà scientifiche in calo: problema o opportunità per il futuro?

23 maggio 2014

Gli studenti italiani scelgono sempre meno le facoltà scientifiche. Un abbandono delle discipline STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) preoccupante, che apre le porte del mondo del lavoro a studenti di altri Paesi (asiatici in primis) dove la tendenza è inversa.



Il dato è di quelli che fa riflettere: secondo Unioncamere e Ministero del Lavoro, nel 2014 in Italia mancheranno all'appello 47.ooo figure professionali in ambito scientifico, principalmente tra i profili tecnici. E all'estero non se la passano meglio. In Francia si registra un calo del 10% degli iscritti rispetto a pochi anni fa, nel Regno Unito il calo arriva fino al 18%. Negli Stati Uniti si calcola che nei prossimi anni i posti vacanti in ambito scientifico saranno addirittura un milione e mezzo. In controtendenza solo la Germania e i Paesi asiatici, dove i giovani sembrano apprezzare di più le materie di Galileo, Volta, Fermi e Montalcini.

I nativi digitali, quindi, utilizzano le tecnologie ma non sono interessati a produrle a loro volta. Da cosa dipende? Probabilmente da studi percepiti come troppo duri, lunghi o astratti, oltre che dal timore di non arrivare fino in fondo. Secondo Nicola Vittorio, ordinario di Astronomia e Astrofisica all’Università di Tor Vergata, "la disaffezione è spesso imputabile a modalità di trasmissione del sapere scientifico troppo tradizionali, inadatte a farlo amare".

Un problema di metodo quindi, che impedisce di sperimentare con mano il legame tra vita reale e materie scientifiche. La risposta potrebbe quindi essere aumentare le ore di laboratorio e di didattica con supporto tecnologico? Forse sì, se si pensa che sono stati creati progetti come il Piano lauree scientifiche-Pls, mirati a rendere le discipline STEM più vicine agli studenti grazie a docenti più formati e a didattiche sperimentali.

Soluzioni che tuttavia non prescindono da una forte motivazione personale e da una formazione adeguata e costruita intorno alle reali necessità degli studenti. D'altra parte i dati parlano chiaro: i laureati triennali in materie scientifiche, a un anno dalla laurea, lavorano nel 42% dei casi, proseguono gli studi (20%), o sono in cerca di lavoro (31%). Mentre 85 laureati magistrali su 100, a tre anni hanno un posto stabile (contro il 69,8% della media delle altre discipline), con retribuzioni medie del 10,5% superiori a quelle dei laureati triennali. Fisica la più richiesta (85,3%); un po’ sotto alle altre Matematica (79,9%).

A volte la garanzia di trovare sbocchi importanti è il fattore di motivazione più forte. Se poi questo viene associato ad una preparazione all'avanguardia e alla prospettiva di impiego in altri Paesi la scelta dello studente potrà essere davvero agevolata.

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